Quando l’inclusione si fa sul campo
«Quando entro in un ristorante o in un locale qualsiasi, mi sono stufato di passare dalla porta laterale. Voglio entrare dall’ingresso principale, come tutti». Parola di un ragazzo in carrozzina, uno dei tanti intervistati nei mesi di gestazione della start-up. Ma è ascoltando testimonianze come queste che Paolo Bottiglieri e Petru Capatina, due giovani imprenditori torinesi, si sono convinti di essere sulla strada giusta. E che era giunto il momento ideale per lanciare WeGlad, società benefit e app a vocazione sociale che si propone di «guidare il cambiamento» e di «scuotere lo status quo». Come? In maniera molto semplice: mappando marciapiedi, gradini, buche, locali e uffici pubblici a caccia delle barriere architettoniche, spesso insormontabili e sempre detestabili per chi ha problemi di mobilità e favorendo la circolazione (e la vita) di tali soggetti. Ovvero, dei Gladiators, i «gladiatori», “una comunità di combattenti propositivi, custodi dell’inclusione”. Come recita la mission aziendale di WeGlad: «È così che vediamo le persone con disabilità motoria: gladiatori che scendono nell’arena della vita e che ogni giorno vincono battaglie contro ostacoli con cui non dovrebbero neanche combattere».
Idea agile e vincente, al tempo stesso. Nata a marzo 2021, WeGlad (che ora è guidata dallo stesso Capatina, Ceo e fondatore, e da Riccardo Taverna, presidente) ha tre caratteristiche: è “open”, ovvero aperta al contributo e alle segnalazioni di tutti; è “social”, per consentire l’interazione tra chi la usa (consigli, domande, e via dicendo); è “navigator” perché in grado di guidare gli utenti in percorsi sempre più a prova di barriere, man mano che la community implementa le informazioni. «Chi partecipa al progetto, ogni volta che vede una scala senza scivoli, un bagno inaccessibile, degli spazi di un luogo pubblico che creano problemi, li fotografa e carica l’immagine sull’app». Il risultato è una mappa in continua espansione e sempre più dettagliata. Ma anche una consapevolezza che si allarga di pari passo, perché il problema delle barriere architettoniche riguarda tutti.
È per questo che attorno alla start-up torinese è nato “Re-Muoviamole”, un progetto che ha visto scendere in campo, assieme al Comune di Milano, proprio noi della Distribuzione Moderna, forti di una presenza capillare sul territorio e della possibilità di informare e sensibilizzare una platea enorme di persone. L’inclusione, per noi, è un tema molto sentito.
L’idea ha portato a un tavolo di lavoro con diversi brand del settore della distribuzione, uniti dall’ambizione di prendere parte a «un progetto civico, un’azione collettiva a cui tutti possiamo e dobbiamo partecipare per una società migliore e inclusiva», come è stato detto alla presentazione del progetto, qualche mese fa.
E quell’aggettivo, “inclusiva”, ha un sapore ancora più deciso, se si pensa che un’iniziativa del genere non si rivolge solo al milione e mezzo di italiani che presenta stabilmente «limitazioni di tipo motorio» (dati Istat): la fetta di diretti interessati è molto più ampia. Basta vedere quante neomamme con un passeggino o quanti “stampellati” reduci da un infortunio banale sono costretti, loro malgrado, a “scendere nell’arena”, inventandosi slalom e gincane per aggirare gli ostacoli.
“Re-Muoviamole” si rivolge a chiunque voglia dare un contributo a creare città più vivibili. Non solo con una campagna di sensibilizzazione al problema, ma anche con l’invito a partecipare al Mappathon, la gara di mappatura delle barriere architettoniche: si scarica WeGlad, e si inizia a fotografare e segnalare gli ostacoli. Ci si diverte, ma soprattutto si dà una mano a fare i conti con un disagio che «va risolto urgentemente», come ricordava lo stesso Capatina: «Siamo grati alle aziende della Distribuzione Moderna sia per aver avuto fiducia in noi, sia per l’attenzione e il coraggio dimostrati nell’affrontare questo tema. Il Mappathon è l’esempio perfetto di come farlo: anzitutto lo rende noto, poi fornisce uno strumento e coinvolge i giusti stakeholder, come aziende, municipalità e territorio».
Nel corso del progetto pilota, aggiunge Capatina, «le aziende coinvolte sono state attive e propositive. Abbiamo formato insieme i dipendenti, e hanno performato circa quattro volte meglio. Le aziende hanno imparato a notare delle cose prima invisibili per loro, hanno messo in dubbio tanti aspetti del loro modo di vedere, fare e accogliere, dandoci grandi soddisfazioni nel vederle migliorare e interiorizzare elementi positivi dall’esperienza insieme», aggiunge il Ceo di WeGlad: «È stato un momento di apprendimento anche per noi. Lavorare a stretto contatto con alcune aziende della distribuzione tra le più importanti in Italia ci ha aperto un vero e proprio mondo». E ha portato subito risultati tangibili: «Ci eravamo dati un obiettivo di 3000 mappature e il progetto si è chiuso con quasi 6000». Conclusione: «Questo progetto è particolarmente prezioso, perché mostra una cosa importante: che si può fare».
Ecco, «si può fare». In fondo, è l’idea che muove dall’inizio WeGlad, azienda nata – come capita spesso in questi casi – dall’esperienza diretta. L’altro fondatore, Paolo Bottiglieri, racconta di avere avuto in prima persona «esperienza di familiari con disabilità motorie che impediscono il movimento autonomo». Aggiungeteci l’esperienza maturata in un periodo di lavoro all’Aeroporto di Caselle, come “addetto ai passeggeri a mobilità ridotta”, e l’orizzonte si è allargato ulteriormente. L’incontro con Capatina, compagno di università toccato dal problema quanto lui, ha fatto il resto. L’amicizia si è trasformata in un progetto imprenditoriale, fatto di decine di colloqui con persone con disabilità, incontri con i policy makers (in Italia e a Bruxelles), sessioni con esperti di turismo accessibile. In cerca di uno strumento «per superare l’abilismo, ovvero l’atteggiamento discriminatorio verso le persone con disabilità». E che desse come valore aggiunto la chance di creare incontri, scambi, «la possibilità di conoscere altre persone con abilità diverse», dice Bottiglieri. «WeGlad è una realtà fantastica a tutto tondo», commentava Elisa, una degli utenti, nelle tante interviste raccolte: «È community, supporto, confronto, occasione di socializzazione tra persone che credono che fare la propria parte sia molto importante».
Il risultato è un’iniziativa che, oltre a raccogliere elogi da chi usa l’app, ha già ricevuto premi istituzionali (al Festival Nazionale dell’Economia Civile 2021) e riconoscimenti vari (i fondatori sono finiti tra i 100 “under 30” più talentuosi d’Italia secondo Forbes). Ora si guarda al futuro: «Puntiamo a mappare l’Italia. Così si va in cerca di alleanze sempre più ampie che possano aiutare a diffondere una cultura, oltre a risolvere problemi: «Siamo contenti che la squadra stia diventando eterogenea e forte», ha detto Bottiglieri riferendosi proprio a collaborazioni come “Re-muoviamole”. «C’è in giro un grande senso di responsabilità, di voglia di riscatto. E noi vogliamo valorizzarlo».
Una valorizzazione del senso di responsabilità e dell’idea di inclusione che le aziende della distribuzione hanno a cuore e per la quale quotidianamente si impegnano a favorire lo sviluppo dell’accessibilità e della mobilità in tutti gli spazi, pubblici e privati.